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STORIA, MEMORIA e CULTURA

Benvenuti su History Track qui trovate la descrizione generica dell’intero tracciato. Trattazioni specifiche del percorso saranno disponibili nelle varie sezioni del Trekking a tappe.

Piazza di Settignano (198m s.l.m.). Settignano è una piccola frazione nel comune di Firenze sul confine con il comune di Fiesole. Il borgo ospita importanti resti romani risalenti alla fine del secondo secolo d.C. La piazza è anche ritratta in un famoso dipinto di Telemaco Signorini nel 1885 circa. Data la vicinanza con Firenze e la particolare posizione è stato luogo di villeggiature per i “Guelfi” Niccolò Tommaseo e Giovanni Boccaccio. Dall’ottocento in poi le ville che costeggiano Settignano sono state abitate da personaggi di grande rilievo: Villa Viviani ospitò Mark Twain (1893), Villa Porziuncola ospitò Eleonora Duse, la Capponcina divenne alloggio di Gabriele D’Annunzio e Villa Boccio era la residenza di Edward Hutton. Sulla piazza principale di Settignano si affaccia la chiesa di Santa Maria Assunta (comunicante con l’oratorio della Misericordia), fondata nel XII sec. completamente ristrutturata dal 1515 al 1520, nel 1595 fu ampliata aggiungendo due nuove navate

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VITTO E ALLOGGIO

Sempre nella piazza vi è un tabernacolo raffigurante “la Madonna col Bambino in trono” della scuola del Ghirlandaio costruito nel 1460 circa

Sentiero degli scalpellini . Questo sentiero prende questo nome perché era utilizzato dagli scalpellini per recarsi nelle cave di estrazione e lavorazione della pietra.

Corbignano. Piccola frazione che vanta una villa divenuta famosa: Villa del Buonriposo che fu la dimora di campagna del Boccaccio e si narra che proprio in questa casa prese vita il Decameron.

Cave di Maiano. La zona è ricca di cave sia “tagliate” cioè a cielo aperto che “ficcate o latomie” cioè in grotta per l’estrazione di pietra serena e pietraforte entrambe arenarie. In particolare la pietra serena fu utilizzata dagli antichi romani la la pavimentazione della via Flaminia. Data la presenza della materia prima, in questa zona sono nati dei famosissimi scalpellini fra i quali Desiderio da Settignano. Successivamente altri grandi scultori come Bartolomeo Ammannati, Giovanni Battista Lorenzi e Gioacchino Fortini frequentarono queste cave. Purtroppo il luogo passò agli onori della cronaca nera nell’ottobre del 1983 per le vicende del “mostro di Firenze”

Montececeri (414m s.l.m.) – Si dice che questo nome fu dato dai fiorentini perché questo monte in passato era frequentato da cigni; questi uccelli erano soprannominati “ceceri” per l’escrescenza presente sul becco. Qui vi erano delle importanti cave di pietra serena e fin dal medioevo le sue pietre sono state utilizzate per le costruzioni degli edifici di Firenze e Fiesole. Esempi di utilizzo di questa pietra qui estratta sono la Badia Fiesolana, le tombe Etrusche ed il Teatro Romano. Famoso anche perché sembra che venne utilizzato nel 1506 da Leonardo da Vinci per le sue prove di volo fatte dal pilota Tommaso Masini di Peretola (altra località alla periferia ovest di Firenze) soprannominato Zoroastro tantè che alla sua sommità vi è una stele proprio a lui dedicata.

Piazza di Fiesole Anfiteatro Romano. Costruito fra l’inizio del I sec. a.C. e gli inizi del I sec. d.C. I primi scavi effettuati in un podere chiamato Buca delle Fate furono eseguiti nel 1809 dal Barone prussiano Friedman Schellersheim che portò al rinvenimento di ruderi di epoca. Si narra che il nome “buca delle fate” fu dato in periodo medioevale proprio per il rinvenimento di alcuni reperti mentre un’altra leggenda narra che le “fate fiesolane” qui si nascosero nelle cavità per non vedere gli orrori fatti dai fiorentini dopo aver conquistato la citta nel 1125. Dopo una fase di stallo gli scavi ripresero nel 1870 e nel 1873 tutta l’area fu comprata dal Comune che edificò il Palazzo Pretorio dove fu inaugurato il primo museo con i reperti qui rinvenuti. Il Teatro era costruito secondo l’architettura greca ed è considerato uno dei teatri romani più antichi. Le gradinate superiori sono andate distrutte mentre risultano ben conservate quelle inferiori. Dietro al teatro vi sono i ruderi delle Terme risalenti al I sec. a.C. ai tempi di Silla. Presentano le tre classiche strutture: calidarium (con caratteristica pavimentazione in cocciopesto dove veniva mandata l’acqua bollente), tepidarium (formato da tre vasche cove veniva raccolta l’acqua tiepida) e frigidarium (dove veniva immessa acqua fredda) oltre ad altre stanze e vasche. Le acque venivano riscaldate con il vapore, veicolato tramite condutture il piombo o terracotta. Oltre alle terme vi è anche un Tempio costruito fra la seconda metà del IV sec. a.C. e il II sec. a.C. anche se vi sono tracce di riti sacri già dal VII sec. a.C. La cella è suddivisa in tre parti e questo porta gli studiosi a supporre che fosse dedicato a Giove, Giunone e Minerva.

Tombe etrusche. Fuori dalle mura di Fiesole sono le uniche tracce della necropoli etrusca risalente al III-II sec. a.C. Sono formate da grandi blocchi squadrati in pietra calcarea ed esiste ancora la grossa pietra di chiusura. Tutti i reperti ed i resti sono conservati nel Museo archeologico di Fiesole.

Loc. il Leccio – podere di origine medicea dove vi è l’omonimo Agriturismo Il Leccio

Chiesa di Santa Margherita in Saletta. In posizione isolata questa chiesa proteggeva tutta la zona delle Caldine: fu eretta proprio per avere produzioni agricole migliori e floride. E’ di origine Longobarda, edificata fra il XI e X// sec. e sorge su un territorio dove sono affioranti reperti anche di origine etrusca. La Chiesa era frequentata dagli abitanti di Montereggi ed infatti nel 1660 fu aggregata alla Pieve di Montereggi sotto Roberto Strozzi.

piantagione di zafferano

Sant’Ilario Montereggi. L’omonima chiesa è una delle più antiche della Diocesi con notizie risalenti al IX sec.. A lungo sotto la famiglia fiorentina dei Baldovinetti che fecero edificare nel 1470 circa il ciborio, elemento architettonico interno a forma di baldacchino, in pietra serena scolpito con elementi decorativi vegetali e l’arme della famiglia. La chiesa divenne pieve nel 1565 e da quel momento aumentò la sua importanza perché poté celebrare il sacramento del battesimo e vi fu realizzato il fonte battesimale.

Fonte dell’Acquinvogliolo. Già conosciuta con il nome di Acquibugliolo (dal latino “acqua bulliens” acqua gorgogliante) risulta, negli studi effettuati, che già a fine del 700 veniva menzionata dall’Architetto Giuseppe Del Rosso, Accademico dei Georgofili. In passato utilizzata come fonte di acqua potabile per varie frazioni limitrofe, nel 1925 fu costruito proprio un acquedotto dal Comune per servire l’abitato dell’Olmo e fu sfruttata fino al 1965 dagli abitanti delle vicine zone per portare l’acqua potabile nelle abitazioni. La sorgente dà anche il nome alla omonima strada poiché fin dal 1862 era il tratto finale della strada carrabile che collegava Fiesole con la via Faentina. Risulta inoltre che fosse già conosciuta ai tempi del Generale romano Stilicone.

Vetta alle Croci, Sentiero di Stilicone. Questo sentiero riporta alla memoria una cruenta battaglia avvenuta quando l’Esercito Romano si scontrò contro gli Ostrogoti. Gli Ostrogoti, guidati dal Re Radagasio invase l’Italia dal nord, percorrendola con saccheggi e devastazioni. In nove mesi furono alle porte di Firenze che fu messa sotto assedio mentre donne, bambini ed il grosso degli Ostrogoti si spostarono sulle pendici delle colline fiesolane, molto ricche di sorgenti d’acqua e di cibo. Qui l’esercito romano guidato da un grande Generale, Stilicone, riusci con una brillante tattica di guerra a sconfiggere l’esercito enormemente più numeroso di Re Radagasio a Mons Regis (oggi Montereggi). Stilicone divise le proprie truppe in due gruppi e sfruttando la conformazione morfologica del territorio fatta a conca della valle del Mugnone, sferrò un potente attacco che si rivelo vincente. La leggenda narra che il toponimo Vetta alle Croci, sopra l’Olmo, prese questo nome perché vi furono sepolti moltissimi soldati.

Passo della catena (515m s.l.m.) verso Molino del Piano. Si narra che il luogo prese questo nome proprio per la presenza di una catena che ne sbarrava la strada sul confine fra Medici e Guidi.

Poggio Ripaghera (919m s.l.m.). E’ un’Area Naturale Protetta di Interesse Locale (ANPIL) istituita dalla Regione Toscana nel 1999. La sua sommità arriva a 992m e fa parte del complesso montuoso che costituisce lo spartiacque fra Mugello (a nord) e Valdarno (a sud). E’ costituita nella parte superiore da boschi mentre più in basso si trovano coltivazioni di olivi e viti. Dal punto di vista morfologico vi è prevalenza di arenaria e calcari marmosi con ben evidenziate due zone: la parte esposta a mezzogiorno presenta rocce arenarie con versanti a forte pendenza e terreno prevalentemente acido che vede la prevalenza del castagno; mentre la parte occidentale (nord-ovest) è formata in prevalenza da calcari-marmosi che subendo molto più dell’arenaria gli eventi meteorologici hanno originato pendii più dolci e meno scoscesi. Nel tratto che va da Poggio Ripaghera al Valico di Croce vi sono diversi calanchi fenomeni geomorfologici di erosione del terreno dovuti al dilavamento delle acque piovane su roccia argillosa. Da evidenziare come in quest’area vi è la presenza floristica del Cisto lucarino o fiore della Madonna, un arbusto perenne con una distribuzione discontinua in alcune parti del Mediterraneo e dell’Asia. Questa è l’unica stazione di Cisto Laurino presente in Italia (per “stazione” si intende un’area di ridotte dimensioni). Questo biotopo (biotopo di Santa Brigida) fu scoperto dal botanico Stefano Sommier nel 1899 ed è di grande importanza tanto da essere segnalato come “emergenza botanica” (EB4) e inserito nelle Liste Rosse della Regione Toscana fra le specie gravemente minacciate. La leggenda narra che questi semi furono portati da Santa Brigida quando si trasferì dalla Spagna in questi luoghi per costruire il Monastero della Madonna del Sasso. Tutta l’area è caratterizzata dalla presenza arborea di Pino (nero, marittimo, laricio e domestico), abete americano e bianco, cedro dell’atlante, abete rosso e pino dell’Himalaya. In particolare su Poggio Ripaghera vi è stato un forte rimboschimento con abete americano e quercia rossa americana.

Cascina di Monte Rotondo (774m s.l.m.) Qui vi era una Torre medioevale che oggi è solo un rudere che faceva parte del Castello di Monte Rotondo del XII sec. costruito dai Conti Guidi e poi acquistato dal Vescovo di Firenze che ne fece la propria residenza estiva.

Croce dell’aceraia (705m s.l.m.) dove vi è un importante rimboschimento di Douglasia e Pino Nero

Il Cerro (847m s.l.m.)

Sentiero delle burraie. Il sentiero inizia da Poggio Ripaghera e prosegue fino alla Madonna del Sasso. Le Burraie sono tutt’oggi presenti in alcuni luoghi della Montagna Fiorentina. Sono delle piccole strutture in pietra che ricordano le case mitologiche degli Hobbit. Risultano parzialmente interrate e l’ingresso è costituito da un arco in pietra. Sono costituite in modo da avere sempre un ruscello che fuoriesce da esse, al loro interno hanno generalmente un lato costituito da una vasca di acqua corrente e dall’altro vi sono dei piani di lavoro dove veniva canalizzata l’acqua. Servivano per la conservazione dei pani di burro e di formaggio. Il percorso ad anello di circa 16Km intorno all’abitato di Santa Brigida sono state restaurate e rese fruibili ben 11 burraie. Proseguendo sul sentiero si arriverebbe al Santuario della Madonna del Sasso (Madonna delle Grazie). Il Santuario ha preso il nome di “Madonna del Sasso” grazie a delle leggende che vedono l’apparizione della Madonna attorno al 1484. Questo sentiero è generalmente esposto a sud quindi e fruibile anche nei primi mesi invernali.

Monte Giovi (997m s.l.m.). Divide Mugello, Valdisieve e area fiorentina; è composto essenzialmente da roccia arenaria, resistente all’erosione ed agli agenti atmosferici che risultano ben visibili in molti affioramenti dal terreno, è costituito da pendii scoscesi e rilievi accentuati. Vi sono molti torrenti e ruscelli che hanno eroso profonde vallecole. L’area risulta frequentata già dal Paleolitico. Il nome, secondo la tradizione, deriverebbe dall’antica divinità tantè che in alcuni scavi archeologici effettuati nel 1972 furono rinvenute alcune punte di freccia e dei bronzetti. Secondo gli studi condotti dall’archeologo fiorentino Luca Cappuccini sembra che gli Etruschi studiassero proprio sulla sommità di questo monte i fulmini, con lo scopo di interpretare il volere degli dei e predire il futuro. In una zona ben delimitata sono stati rinvenuti una grande quantità di reperti di natura votiva di origine Etrusca. Gli insediamenti etruschi, erano presenti già dal VI-V secolo a.C. Successivamente l’espansione dell’Impero Romano ha contribuito a popolare queste zone, testimonianza ne sono diversi rinvenimenti anche ti terrecotte. Dalle fotografie aeree, studiate dagli archeologi, hanno identificato un piccolo tempio costruito sulla sommità del monte. Anche nel Medioevo queste zone, con altitudini più elevate furono scelte per il pascolo e per l’utilizzo del bosco. Tutti i terreni erano nelle disponibilità dei Conti Guidi ci quali possedevano diversi castelli: Galiga, Monterotondo e Monte di Croce. Successivamente, a partire dal XII sec. lo sviluppo anche militare di Firenze portò i Conti Guidi a cedere i propri possedimenti al Vescovo di Firenze. La radicale trasformazione agraria portò poi alla divisione dei terreni in poderi ed alla mezzadria. Questo sistema durò fino alla riforma del Granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena che iniziò a vendere i terreni boschivi e quelli rimasti a comunità (la parte dei terreni non utilizzati per agricoltura e pascolo erano ad utilizzo “libero” e quindi era possibile raccogliere tutti i prodotti del sottobosco e la legna). Ben presto si arrivo, a fine 700, con le successive riforme agrarie alla completa eliminazione di queste usanze civiche e basate sulla consuetudine che erano di grande aiuto per la popolazione rurale. Questo territorio fu oggetto durante la seconda guerra mondiale di feroci battaglie, tant’è che è inserito nel “Parco Storico della Resistenza”. Da segnalare inoltre la presenza di numerose famiglie di insetti xilofagi, fra questi troviamo il coleottero Curculionide (Microplontus binaghii) specie molto rara in Italia

Fonte della Capra. Ubicata sotto M. Giovi dove è ancora attiva la sorgente, vi è un monumento dedicato ai caduti delle Resistenza: in queste zone infatti vi furono cruente battaglie fra nazisti e partigiani.

Acone (480m s.l.m.) Questa località subì una forte devastazione nel 924 ad opera degli Ungari. In questo territorio dimorò la Famiglia dei Cerchi, nominata nel XVI canto del Paradiso di Dante .

Loc. Africo di Sotto, fiume Agromenna e Farneto. Il torrente Agromenna nasce vicino a Galiga alle pendici di M. Giovi ed arriva alla Rufina dove si getta nella Sieve. Questo torrente presenta una serie di cascate e pozze che lo rendono molto bello; la cascata più alta (dove si arriva tramite un sentiero molto ripido e pericoloso) presenta un’altezza di circa 20m. Si narra di una maledizione che “colpisca” le coppie che percorrono il torrente le quali non si sposeranno oppure si lasceranno.

Montebonello (130m s.l.m.) Deve il suo nome alla Torre attorno alla quale è sorto un pittoresco borgo. La prima menzione di questa località risale al 1038 dove i Conti Ugo e Alberto Guidi donarono alcuni terreni nella località di Montebonello al Sacro Eremo di Camaldoli. Già dal XIII sec. la Curia Vescovile di Fiesole esercitò prerogative signorili, imponendo un giuramento di fedeltà e nominando un proprio Podestà. Il 16/02/1944 la zona della Torre di Montebonello fu bombardata dai Tedeschi e furono abbattute alcune case limitrofe. Da segnalare che l’Azienda vinicola di Galiga fondata alla fine del 1800 ha assunto il nome di Montebonello per alcune sue bottiglie di vino.

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